Dalton Stevens è americano ed è conosciuto come il re dei bottoni. La sua è una storia davvero singolare: a causa dell’insonnia, una notte di vent’anni fa, inizia a cucire dei bottoni su un abito. Dopo due anni di notti in bianco, il vestito era ormai coperto da 16.3333 bottoni. Ha continuato ad attaccar bottoni sulla sua chitarra, le sue scarpe, due auto, il pianoforte e, cosa ancora più stramba, su una bara e un gabinetto!
Ha aperto da poco anche un museo vicino casa (nel South Carolina) dove ha esposto le sue creazioni.
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Il re dei bottoni
martedì, agosto 17th, 2010Il museo internazionale dei bottoni
mercoledì, marzo 24th, 2010Questo enorme bottone accoglie i visitatori all’ingresso del museo internazionale dei bottoni.
Il museo si trova nella vecchia stazione ferroviaria di Warthausen, piccola cittadina della Germania del sud, ed è diviso in varie sezioni: il tunnel dei tempi, la tesoreria, la sezione multimediale e quella dedicata alle uniformi.
Attorno ad esso sono state create diverse strutture per attrarre i turisti: dall’hotel tematico al caffè della moda con il banco a forma di macchina da cucire, dal ristorante ricreato in una vecchia carrozza di treno al tour turistico sul tratto dismesso della ferrovia.
Giorgio Gallavotti e il suo museo
sabato, novembre 7th, 2009Questo signore ritratto nella foto è il fondatore del museo del bottone che si trova a Santarcangelo di Romagna. Giorgio Gallavotti, questo è il suo nome, ha portato avanti fino al 2001 una merceria ereditata da suo padre dove vi erano due pareti intere di bottoni di fine ‘800 e inizio ‘900. Così è iniziata la sua passione, selezionando quei bottoni e cucendoli su dei pannelli. Successivamente, ha organizzato diverse mostre e, dopo varie peripezie, finalmente nel 2008 è riuscito ad ottenere una sede definitiva per poter esporre la sua collezione.
L’intera collezione del museo consta di 8500 bottoni ed è suddivisa in tre sezioni:
La storia del 1900, i materiali e la loro trasformazione
I bottoni del 1700-1800
Le curiosità dal mondo
Qui potete vedere un’intervista al sig. Gallavotti in dialetto romagnolo.